A cura di Filippo Bongiovanni (Firenze)
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Segretaro Organizzativo nazionale della Democrazia Cristiana italiana
Vice-Segretario nazionale del Dipartimento per la Tutela del cittadino e per i Diritti Umani
Segretario politico regionale della Democrazia Cristiana della regione Toscana
Editorialista de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana.
< SI CELEBRA OGGI IL GIORNO DEL RICORDO IN OMAGGIO ALLE DECINE DI MIGLIAIA DI VITTIME NELLE FOIBE ! >
Le foibe sono voragini naturali, tipiche del Carso e dell’Istria, dove i partigiani comunisti jugoslavi usavano gettare i cadaveri delle loro vittime per farli sparire dalla faccia della terra.
Il vocabolo è diventato di uso più comune da quando è stato istituito, nel 2004, il < Giorno del Ricordo > per le uccisioni delle foibe e l’esodo istriano-dalmata.
Una ricorrenza che cade il 10 febbraio (data del trattato di pace con l’Italia nel 1947)
Pare che Italiani che emigrarono dalle loro terre di origine in diverse regioni italiane ammontino a un numero compreso tra le 250.000 e le 350.000 persone tra il 1945 e il 1956.
Deportati ed uccisi per indicare tutte le vittime della repressione del regime di Tito.
Si stima che le vittime in Venezia Giulia, nel Quarnaro e nella Dalmazia siano state, sempre secondo gli storici Pupo e Spazzali, tra le 3.000 e le 5.000, comprese le salme recuperate e quelle stimate, nonché i morti nei campi di concentramento jugoslavi.
Alcune fonti fanno invece salire questo numero fino a 11.000.
Alcuni storici sostengono che cifre superiori alle 5.000 persone uccise si raggiungono soltanto conteggiando anche i caduti che si ebbero da parte italiana.
Al massacro delle foibe seguì l’esodo giuliano-dalmata, ovvero l’emigrazione più o meno forzata della maggioranza dei cittadini di etnìa e di lingua italiana dalla Venezia Giulia, e dalla Dalmazia.
I massacri delle foibe sono stati degli eccidi ai danni di militari e civili italiani autoctoni della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia, avvenuti durante e subito dopo la seconda guerra mondiale.