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giovedì, Novembre 21, 2024

LA RIVOLTA NEL CARCERE MINORILE DI BECCARIA RIPROPONE L’ARGOMENTO DELLE CARCERI ALL’ATTENZIONE DI TUTTI !

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Sono un amministratore per questo sito internet

A cura di Mirko Federico (San Cesareo/ in provincia di Roma )

mirko.federico@dconline.info * cell. 324-8681151 *

Presidente provinciale del Dipartimento < per la Tutela del cittadino e per i diritti umani > della Democrazia Cristiana di Roma Capitale e della provincia di Roma

Editorialista de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana.

< LA RIVOLTA NEL CARCERE MINORILE DI BECCARIA RIPROPONE L’ARGOMENTO DELLE CARCERI ALL’ATTENZIONE DI TUTTI ! > 

Seconda rivolta dei detenuti minori – in pochi mesi – nel carcere di Beccaria .

Da quanto si apprende ben 70 detenuti si sarebbero asserragliati in un’ala della struttura minacciando azioni violente.

Molti giornali riportano che l’azione dei ragazzi si sia accesa per la sanzione disciplinare nei confronti di un detenuto.

Ma i giornali vengono smentiti da una mamma che mi scrive su Instagram queste parole:

<< Sono la mamma di un detenuto minorenne nel carcere di Beccaria. la rivolta il corso è perché essi sono in condizioni disumane e sono venuti a sapere che gli agenti denunciati per abusi sono tornati a lavoro! Ecco perché sono in rivolta >>.

L’istituto minorile già noto alle cronache per l’inchiesta svolta nei confronti di 21 agenti penitenziari indagati per maltrattamenti e abuso di potere.

Addirittura un detenuto denuncia di aver subito un tentato stupro.

Tutti e 21 si trovavano in custodia cautelare per indagini ancora aperte.

Tre agenti escono dal carcere e vanno ai domiciliari, mentre altri due tornano a lavoro in un altro carcere.

Sarà per questo che i detenuti oggi sono in rivolta, come sottolinea la mamma di un detenuto con un messaggio su Instagram?

La cosa ovvia è però che in questo carcere si vive una aria di tensione quotidiana, sia tra agenti che tra detenuti.

E la cosa altrettanto ovvia che appare è che il governo non prende provvedimenti per migliorare la situazione in questo istituto.

E su tutto regna il silenzio.  Non ne parla nessuno, neanche le TV.

Siamo tutti concentrati sulle guerre altrui, sminuendo le guerre che ci sono quotidianamente negli istituti penitenziari di tutta la nazione.

“Quanto ancora ne dovremmo sentire prima che questo governo capisca “che il grado di civiltà di un Paese si misura osservando le condizioni delle sue carceri”.

Le parole di Voltaire suonano come condanna senz’appello della “civiltà” italiana !

Detenuti ben oltre il numero massimo ospitabile; agenti di custodia sotto il livello minimo; medici, psicologi e operatori sanitari che sono un miraggio dietro le sbarre.

Proponiamo un’azione immediata con la non violenza di affrontare una realtà che sempre più si trasforma in tragedia.

Lo stato di salute, civile ed umano, che in carcere è cancellato.

Dobbiamo riflettere e capire che sarebbe opportuno ripartire dai giovani e soprattutto aiutando quelli che si trovano che affrontano disagi sociali.

Solo allora potremmo dichiararci un paese civile.

 

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Paola
5 months ago

Mirko ha dimostrato, negli anni, di poter
assumere la figura di tutela e garante dei detenuti, ex detenuti e delle loro famiglie. Difende con tutto l’impegno e il pathos possibile, ciò che viene sostenuto da molte persone sensibili alle tematiche della giustizia accompagnata dal recupero e non dal mero sistema punitivo, visto come barbaro ai giorni nostri! Rappresenta molte persone, dentro e fuori dal contesto carcerario, facendosi portavoce di valori umani, da cittadino rispettoso ma soprattutto da persona dotata esperienza e con competenza. uori e dentro i contesti carcerari. Generalmente l’esperienza, soprattutto dolorosa, plasma le persone facendo sí di renderle più inclini ad empatizzare. Mirko è un esempio di competenza ed esperienza, in grado di diffondere il verbo e le emozioni di chi non può parlare, di chi viene oscurato dietro l’etichetta di criminale. Essendo una fonte attendibile e valida, mi ha fatto interfacciare con una realtà poco conosciuta, ma la verità trova sempre un modo per manifestarsi e non si può fare finta di nulla una volta manifestata! Dobbiamo essere tutti uniti anche con chi si trova all’interno delle gelide mura del carcere, con chi si pensa abbandonato. Noi che possiamo farlo, abbiamo il dovere di agire! Miglioriamo le condizioni dei detenuti, così facendo miglioreremo tutti,come società ma soprattutto come persone. Mirko, big up

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